Utah98
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Capitale: Salt Lake City Città principali: Provo, Ogden, Layton, Bountiful, Logan, Murray, St.George
Superficie:212.574 kmq Popolazione: 1.727.784 abitanti
Fuso orario: Mountain Time Zone Stati confinanti: Idaho(N), Nevada (W), Arizona (S), Colorado (E), Wyoming (NE)

 

    Lasciata Paige di prima mattina siamo entrati nello stato dello Utah oltrepassando il ponte affiancato  alla Glen Canyon Dam e costeggiando per un breve tratto il Lake Powell. Lo stato dello Utah detto dagli stessi abitanti The Bee State, è abitato per la stragrande maggioranza dai Mormoni che qui arrivarono nel 1847 guidati da Brigham Young. Scacciati dagli stati di New York, Missouri ed Illinois, i Mormoni si diressero ad occidente alla ricerca di un territorio ove poter vivere indisturbati. Dopo un viaggio di più di duemila chilometri seguendo un tracciato che sarebbe stato successivamente denominato Mormon Trail, il primo gruppo di coloni raggiunse il Grande Lago Salato dove fondò la capitale della comunità: Salt Lake City. A prezzo di immani fatiche riuscirono, con coraggio ed abnegazione, a trasformare quella terra riarsa in un territorio vivibile. Da lì poi si sparsero nel territorio circostante fino a coprire oltre all’attuale territorio dello stato anche parte della California, dell’Arizona, del Nevada, del Colorado, dell’Idaho e del Wyoning. Tuttavia nel 1850 il congresso americano ridusse i confini a quelli attuali istituendo il Territorio dello Utah. Seguirono le guerre contro i nativi; gli Shoshoni furono sconfitti nel 1863, mentre gli Ute furono confinati nelle riserve dopo una guerra di tre anni tra il 1865 ed il 1868 

    Per raggiungere lo Zion National Park occorre oltrepassare l’abitato di Kanab percorrendo L’Interstate 89 ed una volta arrivati a Mt Carmel Junction svoltare sulla statale 9 che porta alla East Entrance del parco. Tuttavia se avete preventivato di fermarvi a Zion per più di un giorno, potete compiere una deviazione per andare a veder le Coral Pink Sand Dunes. Sono delle vere dune in stile sahariano di sabbia finissima e di colore rosa corallo che sono costantemente rifornite di materia prima, cioè di sabbia, dall’azione incessante ed instancabile del vento. Fate attenzione alle indicazioni stradali non troppo appariscenti dopo la cittadina di Kanab. 

  

Zion 

I primi uomini ad essersi insediati in questa zona furono gli Anasazi, dopo di loro i Paiute e nel corso del XIX secolo i Mormoni autori della colonizzazione del territorio dello Utah, il primo esploratore bianco fu Thomas Virgin e descritto accuratamente nel 1880 dal geologo Clarence Dutton. Il nome è di origine biblica “luogo del riposo celeste” ed è stato dichiarato parco nazionale nel 1919 proprio dopo le pressioni esercitate dalle autorità dello stato presso il governo centrale di Washington.  Zion è un parco che a prima vista può lasciarvi assai delusi, infatti non è appariscente ed ammaliatore come il Grand Canyon, se state arrivando dall’Arizona, o come Bryce, Arches o Canyonlands se provenite dal nord dello stato, tuttavia se amate l’ hiking procuratevi mappe ed interpellate i rangers per farvi indicare qualche bella escursione, se seguirete questo mio consiglio quando sarà il momento di lasciare il vostro hotel vi morderete le mani per non aver pianificato un soggiorno più lungo.  Si può alloggiare all’interno del parco allo Zion Lodge presso lo Zion Canyon Village. Anche lo Zion Lodge è gestito da Xanterra, l’hotel è costituito da tanti bungalows immersi nel verde e non è raro incrociare un cervo proprio fuori dalla parta della vostra camera. Per raggiungere il villaggio dall’entrata est si percorre la splendida panoramica denominata Zion - Mt Carmel Highway che offre magnifiche vedute delle White Cliffs, della Checkerboard Mesa, del Pine Creek Canyon e dell’East Temple. Superata la galleria di circa 3 chilometri si arriva al raccordo con la Zion Canyon Scenic Drive, mentre voltando a sinistra si raggiunge il centro visitatori, girando a destra ci si inoltra nel grande canyon scavato dallo Virgin River.  Questa strada è lunga 11 chilometri e consente di vedere i titani che sovrastano il torrente potrete vedere i Patriarchs, il Castle Dome (2057 metri), la Red Arch Mountain ed il Great White Throne. Giunti in fondo alla strada potrete vedere The Pulpit (1833 metri di altezza). Dal fondo valle si dipartono alcuni sentieri che permettono di esplorare le pendici del grande canyon: il Weeping Rock Trail (800 metri di ascesa) attraversa un boschetto  fino ad un giardino pensile favorito dal continuo gocciolio che bagna la parete rocciosa. L’Emerald Pool Trail (2 chilometri) porta a due laghetti situati nella foresta, poiché essi sono formati dalla neve disciolta verso agosto a causa dell’evaporazione possono essere ridotti a due vere pozzanghere,  se date retta a me potete anche evitare di visitarli. Da non perdere invece il Riverside Walk (3,2 chilometri) che vi porta alle Narrows, l’impressionante gola di 20 chilometri, alta mediamente 700 metri, e ampia pochi metri tagliata dal torrente che nasce agli oltre 3000 metri del vicino Markagunt Plateau: consiglio puntate direttamente qui senza disperdere tempo lungo gli altri sentieri, è un errore che i miei amici ed io compimmo nel 1990. Se volete vedere il vero Zion vi occorrono: zaino, scarponi e tenda  perché per vedere le vere bellezze del parco dovete percorrere l’East Rim Trail (18,7 chilometri) che parte da Weeping Rock  e risale l’Echo Canyon e l’East Mesa fino ai 1983 metri di altitudine dell’Observation Point da cui si gode uno strepitoso colpo d’occhio dell’intera valle che dominerete ai vostri piedi. Il West Rim Trail (22,5 chilometri) serpeggia invece tra le foreste delle pendici occidentali del canyon connettendosi con l’Angel’s Landing Route diretta all’omonimo punto di osservazione a 1765 metri, questo sentiero è davvero faticoso, se non siete ben allenati la sofferenza può oltrepassare il piacere della passeggiata rovinando la giornata che è pur sempre di vacanza!!! 

Decisamente più abbordabile è invece il Taylor Creek Trail (8,6 chilometri) che parte dal visitors center e sale alla Double Arch Alcove. Il punto di massima altitudine del parco è Lava Point (2405 metri) dotati di un fuoristrada è facile da raggiungere si tratta di imboccare la Kolob Terrace Road a Virgin, in direzione nord fino al lago artificiale di Blue Springs e poi seguire le indicazioni per la stazione dei rangers di Lava Point appunto. Non sarà improbabile riuscire a vedere qualche animale infatti cervi, marmotte, aironi azzurri, picchi, quaglie di Gambel, lepri californiane, volpi grigie, coyote, tassi, donnole e castori affollano il parco. Meno piacevole sarebbe imbattersi in un bel puma (bobcat), ma ci sono anche quelli!! 

Finita la visita del parco avete due possibilità o dirigervi verso Las Vegas uscendo da sud (è raggiungibile in poche ore)  o uscire ancora da est e puntare verso Capitol Reef o Bryce Canyon. E’ proprio lì che noi ci dirigemmo e da lì continuerò il mio racconto. 

Partimmo di mattina presto tornado sui nostri passi fino a Mt. Carmel Junction e re-mboccando la statale 89 in direzione nord, tra i due parchi ci sono 82 miglia (132 chilometri). Bryce è raggiungibile e visitabile in giornata per poi proseguire verso nord, ci sono molti hotel/motel lungo le Interstate 15ad esempio a Filmore troverete il Best Western Paradise Inn, 1025 South Main Street. Altrimenti si può provare a prenotare delle stanze al Bryce Canyon Lodge 

  

Bryce 

Per Bryce Canyon che poi un canyon non è, parlerei piuttosto di un anfiteatro, siamo alle solite, 16 milioni di anni fa qui c’era il mare etc etc, per fortuna il mare se n’è andato perché è il parco americano più bello, ma ha anche pochi eguali su tutta la terra, il mio amico Fabio qualche anno dopo è stato in Africa e credo adesso sia indeciso nella sua hit parade dei luoghi più belli visti in vita sua, per quello che ho visto io non ha paragoni. Anche come vicende storiche non si discosta dagli altri parchi, in origine c’erano Anasazi e Paiute, poi arrivarono i bianchi e li sterminarono… 

Come vi ho brevemente raccontato sopra nel corso della seconda metà del XIX secolo i Mormoni cacciati dagli stati dell’est si insediarono in questa regione espandendosi a raggiera partendo da Salt Lake City, in questa zona arrivarono Ebenezer e Mary Bryce. Ebenezer non doveva essere proprio un naturalista se quel pomeriggio in cui perse una mucca e per caso la ritrovò in quello che adesso il parco commentò a proposito del posto “an hell of place to lose a cow”, qualcosa come “un dannato posto per perderci una vacca” o forse la buon’anima disse qualcosa di più colorito visto che per recuperarla deve essersi fatto un discreto mazzo, provate un po’ voi a correre dietro ad una mucca tra quei pinnacoli. I primi rapporti ufficiali sulle bellezze naturali del posto risalgono all’ultimo decennio del XIX secolo e provocarono non poco interesse ad est presso il quartier generale del servizio forestale che in quell’epoca era impegnato a tracciare nuove strade che avrebbero dovuto facilitare gli spostamenti tra lo Utah e gli stati del Nevada e della California. Finalmente collegato alle direttrici principali il territorio comprendente la zona venne dichiarata monumento nazionale nel 1923 e cinque anni dopo parco nazionale. 

La visita al parco è facilitata dalla splendida panoramica di 55 chilometri che costeggia il bordo dell’antiteatro. Vi consiglio di fermarvi al Visitors Center per recuperare le mappe tascabili e poi cominciare a spron battuto a godervi le panoramiche . Una impedibile è ad esempio Fairyland Point da dove potrete vedere le incantevoli pareti rosate del canyon. Da qui partono due bellissimi sentieri Fairyland Point Loop (13 chilometri) che scende nel sottostante canyon per poi risalire lungo il Campbell Canyon ed il Rim Trail (9 chilometri) che bordeggia invece il precipizio scolpito. A sud del centro visitatori si sviluppa l’itinerario stradale contraddistinto da numerose opportunità di sosta dedicare ad altrettante indimenticabili prospettive del Bryce Amphitheater. La prima che incontrerete è Sunset Point da dove si dominano le guglie ed i pinnacoli (hoodoos) colorati che degradano nella vallata sottostante; volendo ammirare da vicino le formazioni del Queen’s Garden ed della Silent City vi consiglio il Queen’s Garden Trail (2 chilometri da fare in scioltezza) e il Navajo Loop Trail (3 chilometri). Segue l’Inspiration Point da cui a 2483 metri d’altezza, si sovrastano le sculture dominate Fairy Castle e The Cathedral. Dal successivo Bryce Point, da cui si abbraccia completamente l’anfiteatro, parte invece un tracciato piuttosto ripido (Peekaboo Loop Trail) che si snoda per otto chilometri tra le imponenti formazioni del Thor’s Hammer e dell’Alligator per risalire lungo il bizzarro Wall of Windows. Dopo una breve deviazione a Paria View, situato in cima ad un’arena secondaria, il percorso automobilistico si immette sul Whiteman Bench che comprende la sezione più elevata del parco. Nel primo tratto dell’itinerario è prevista una serie di accessi all’Under the Rim Trail (sviluppo completo 35 chilometri) che collega il Bryce Point al Rainbow Point. Si tratta di un camminamento che segue le basi degli anfiteatri meridionali offrendo uno spettacolo incomparabile delle stranezze geologiche prodotte dai capricci della natura. I sentieri di raccordo sono Sheep Creek Trail (2,5 chilometri) Swamp Canyon Trail (1,5 chilometri) ed il Whiteman Trail (1,5 chilometri). Si giunge quindi alla sequenza di soste di Piracy View, Farview Point e Natural Bridge (con vista sull’ampio e massiccio ponte naturale che sovrasta la distesa di foreste di Dixie), di Agua Canyon e Ponderosa Point. L’itinerario si conclude ai 2776 metri di Rainbow Point e Yovimpa Point:  il primo propone una straordinaria veduta delle Pink Cliffs mentre il secondo offre l’opportunità di spingere lo sguardo fino ai monoliti di Zion Canyon.  

Anche senza frequentare i diversi sentieri potrete ammirare la ricca e variegata vegetazione del parco. Al di sotto dei 2000 metri il tragitto stradale si snoda tra foreste di pinyon, ginepri e querce, mentre salendo incontrerete l’abete bianco, il pino Ponderosa e l’abete Douglas. Potrete vedere una grande varietà di uccelli, di scoiattoli e cervi-mulo, ci sono anche linci rosse ed il re della zona il puma, ma questi sono più elusivi e tutto sommato è meglio non incontrarli.

    Finita la visita del parco che può avvenire anche in una sola giornata, se non scendete all'interno dell'anfiteatro, vi si propongono due possibilità: la prima è quella di seguire il nostro itinerario e cioè puntare a nord verso Salt Lake City lungo la Interstate 15 fermandovi per la notte in uno dei tanti hotel che troverete strada facendo, ad esempio quello di Filmore dove ci fermammo noi. Oppure deviare verso est e puntare sulle altre meraviglie dello stato che sono Capitol Reef, Arches e Canyonlands. Tenete conto che dirigervi a nord per andare a visitare Salt Lake City non ha senso perchè è orrenda ed il panorama desertico è decisamente noioso, l'unico motivo valido per puntare a settentrione è  quello di raggiungere i parchi del Wyoming (Yellowstone, Grand Teton) e del Montana (Glacier), però questo, a meno che non prendiate un aereo, vi porterà via due giorni di viaggio, costringendovi a pernottare a Salt Lake City la prima sera, poi ad Idaho Falls o su di lì e quindi con una bella levataccia alle 6 del mattino arriverete all'ingresso di Yellowstone non prima delle 10 del terzo giorno. Io ho visto tutti questi parchi e vi posso garantire che la scelta è molto difficile, anche se Yellowstone merita il sacrificio di qualche giorno di noia anche perchè per poter prendere un'aereo occorre tornare a Salt Lake City. Se decidete per continuare a visitare lo Utah o seguite la Interstate 15 fino ad incontrare la Interstate 70 e andare in direzione est, oppure prendete la statale 12. Non avendone percorsa nessuna delle due, non sono in grado di darvi suggerimenti. Suppongo che la I70 sia più veloce, ma dalla carta il giro sembra più lungo e poi tagliereste fuori Capitol Reef e a quel punto .....

Ho deciso che non vi annoierò con un paragrafo dedicato a Salt Lake City, noi ci siamo capitati di domenica, dopo un breve giro con puntata sul Campidoglio, un giro sul Grande Lago Salato  ed un paio di foto al tempio dei Mormoni ci siamo concessi un pomeriggio in piscina perchè non era il caso di andare oltre. La mattina successiva abbiamo ripreso l'Interstate 15 in direzione nord e costeggiando il lago abbiamo lasciato questa città senza troppi rimpianti. Questa parte dello stato dello Utah è maggiormente conosciuto per le infrastrutture dedite agli sport invernali che non per le bellezze naturali, qui vicino si trovano infatti Park City, Snowbasin e via così, posso comunque affermare senza remora che le piste alpine possano offrire qualcosa di più affascinante di queste colline americane.