Arizona98
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Capitale: Phoenix Città principali: Tucson,Mesa,Prescott,Glendale,Tempe,Chandler,Yuma, Flagstaff
Superficie: 293.988 kmq Popolazione: 3.677.985 abitanti
Fuso orazio: Mountain Time Zone (non osserva l'ora legale) Stati Confinanti: Utah (N), California (W), Messico (S), Nuovo Messico (E)

Il nostro itinerario ha inizio da Phoenix, comodamente collegata con l’Europa da Londra con un volo giornaliero diretto, siamo in Arizona, lo stato dell’Unione che preferisco,  secondo me è anche più bello ed affascinante della celebratissima California. Presenta una tale varietà di paesaggi da rendere il soggiorno sul suo territorio piacevole e sempre interessante. L’impatto in pieno Agosto può essere traumatizzante,  infatti dopo undici ore di aereo trascorse in ambiente piacevolmente condizionato, uscire dall’aeroporto Sky Harbour e trovarsi immersi in 114°F (qualcosa come circa 45°C)  come capitato a noi può richiedere anche più di un tentativo (un tecnico Bosch con cui lavoravo qualche tempo fa mi raccontò di esserci riuscito solo al terzo).

Sconsiglierei di perdere troppo tempo per vedere la città e i suoi sobborghi, come tutte le metropoli nord americane Phoenix è decisamente brutta, personalmente salverei solamente San Francisco per via del mare e forse Chicago per i grattacieli anni trenta. Basta un giro serale in downtown come gli americani chiamano il centro delle loro città ed eventualmente una capatina a Scottsdale, ma niente di più, la natura tutt’intorno merita di prendere il sopravvento.

La città è circondata dal deserto dove regnano imperturbabili i Saguari, giganteschi cactus protetti addirittura da leggi dello stato che comportano anche fino ad una notte di reclusione nel caso si venga sorpresi ad estirparne uno. Una parte del territorio nei pressi di Tucson (a sud verso il confine con il Messico) è stata resa parco nazionale (Saguaro National Park) proprio a loro tutela.

A est di Phoenix si trovano la riserva Apache di San Carlos dove Geronimo, famigerato capo Chiricauha, si arrese al generale Crook, ed il vecchio Fort Apache, reso noto dall’epopea del film western. 

Se vi interessa visitare quelle zone e volete arrivarci preparati vi consiglio il sito Desert USA, dove potrete trovare informazioni ed all’occorrenza acquistare mappe dettagliate delle zone desertiche. Tuttavia mi permetto di consigliare, a chi visitasse per la prima volta l’Arizona, di privilegiare la parte nord dello stato, questa zona infatti, permette di ammirare una ampia varietà di panorami: il deserto, le rocce rosse intorno a Sedona, gli altopiani da Flagstaff fino al Grand Canyon. A sud, est ed ovest di Phoenix invece trovereste solo deserto particolarmente affascinante nel periodo è fiorito altrimenti noioso e ripetitivo a meno che non si voglia poi sconfinare nel vicino Messico e visitare la Bassa California.

            Molto meglio puntare verso il Grand Canyon,  raggiungibile procedendo verso nord lungo l’Interstate 17. E’ possibile arrivarci in giornata, diciamo verso il tardo pomeriggio, ma dato che si è in vacanza tanto vale prendersela con calma pernottando a Flagstaff o a Williams ed entrare nel parco la mattina successiva. La giornata di trasferimento può essere occupata da qualche veloce digressione che vi permetterà di visitare Jerome, una delle tante Ghost Town dell’Arizona e Montezuma Castle, un sito di epoca pre-colombiana. 

Jerome

        Fu fondata nel 1882 nei pressi di una miniera di rame, ora è una ghost town cioè i resti di una boom town!! Vediamo di fare un po’ di chiarezza,  cercando di non prenderla troppo da lontano; Nel 1849 in California furono scoperti alcuni filoni auriferi, non appena la notizia si diffuse all’Est, un’onda impressionante di gente si riversò nelle pianure attirata dal miraggio del facile guadagno. Molti raccolsero le loro poche cose e partirono non curanti del fatto che il grande freddo fosse ormai alle porte, la maggior parte morì congelata sulle pianure del territorio indiano (gli stati del Nebraska e dell’Oklahoma) e chi riuscì a farla franca morì di caldo nel deserto del Nevada qualche centinaio di chilometri più a ovest. Alla fine i pionieri decisero di organizzarsi, si riunirono in carovane e si fecero guidare da scouts che nel frattempo avevano esplorato il paese e segnato delle piste (uno dei primi fu Cisholm) per arrivare ad ovest pur sempre tra enormi rischi e con tassi di mortalità comunque elevatissimi. Tornando a noi, quelli che riuscivano ad arrivare vivi, una volta trovato un filone fondavano una cittadina, appunto una Boom Town. Potremmo tradurre brutalmente città esplosiva, proprio per il velocissimo ritmo di crescita. Ma la vita di questi paesi era legata alla durata della miniera, spesso infatti nascevano in posti desolati e desolanti, Jerome è una di queste, e quindi al momento dell’esaurimento del filone si svuotavano diventando una città fantasma, quindi una Ghost Town, perché i minatori andavano a cercare fortuna altrove.

Montezuma Castle e la nazione Sinagua 

            Gli indiani Sinagua, pacifica nazioni di agricoltori, cominciarono la costruzione di questo insediamento nel dodicesimo secolo d.C., è composto da venti stanze disposte su cinque piani all’interno del recesso di una collina ad un centinaio di piedi di altezza rispetto alla valle sottostante. I primi pionieri che scoprirono Montezuma Castle rimasero sorpresi dall’ingegnosità e pensarono erroneamente che si trattasse di una costruzione di origine azteca. Poco più ad ovest si trova il cosiddetto castello A una costruzione di circa quarantacinque stanze su sei piani che è ormai ridotto ad un rudere.  I Sinagua della Verde Valley vivevano principalmente del raccolto dei loro campi, ma integravano la loro dieta, principalmente basata sul grano con la caccia e la raccolta di bacche. Contrariamente al deserto circostante la valle nella quale ci troviamo forniva loro acqua in abbondanza, terra fertile e fauna da cacciare: antilopi, cervi, orsi, lepri, tartarughe, anatre. Avevano miniere di sale che costituiva anche un’ottima moneta di baratto con le altre nazioni circostanti tra cui gli Anasazi. I Sinagua erano anche dei fini artigiani, lavoravano la pietra producendosi: asce, coltelli, martelli ed attrezzi per lavorare il grano. Trasformavano le ossa in punteruoli e aghi, filavano il cotone e lavoravano le pietre di turchese che si trovano abbondanti in questa zona. La produzione della porcellana non li vedeva eccellere, si limitavano a lavorare l’argilla producendo piatti e contenitori di varie misure, ma senza dedicarsi troppo alla loro decorazione. Montezuma Castle dimostra ancora oggi che erano anche dei buoni muratori tuttavia i vicini Anasazi dimostravano miglior brillantezza in quanto ad ingegneria edile, al contrario dei Sinagua erano già arrivati a far cuocere i loro mattoni, mentre i nostri simpatici ospiti, qui a Montezuma, si limitavano ad usare terra impastata e poi fatta asciugare in sede dai raggi del sole.

Procedendo verso nord si può visitare Sedona, un insediamento 27 miglia a sud di Flagstaff lungo la US 89A, all’estremità meridionale dell’Oak Creek Canyon. In questa zona il panorama è già cambiato è ora di dare il benvenuto alle proverbiali rocce rosse che si stagliano contro un cielo quasi sempre azzurro e terso, forse reso ancora più blu dal riflesso delle verde scuro delle foreste circostanti. In questa zona sono stati girati almeno 80 film western, quindi gli appassionati potrebbero anche riconoscere qualche scorcio, è considerato anche un luogo interessante per gli entusiasti della New Age che credono che qui si trovino degli importanti vortici (centri  di energia).

Per escursioni panoramiche informatevi al Sedona Ranger District (250 Brewer Rd), ad ogni modo non perdetevi il Red Rock State Park, 5 miglia  a sud-ovest della città e lo Slide Rock State Park, 8 miglia a nord all’interno dell’Oak Creek Canyon, se non siete troppo in ritardo sulla tabella di marcia non rinunciate ad un bel tuffo in una piscina naturale. La giornata di trasferimento si conclude a Flagstaff la più grande città dell’Arizona centro-settentrionale ai piedi dei San Francisco Peaks. E’ possibile proseguire anche fino a Williams lungo la Interstate 40, ma vi consiglio di fermarvi qui, Flagstaff infatti è più carina e si può passare una piacevole serata in qualcuna delle Steak House che troverete a vostra disposizione. Ormai siamo in zona Grand Canyon e l’offerta di hotel di varie categorie e motel è tale da rendere inutile una prenotazione preventiva, potete tranquillamente cercare una sistemazione al vostro arrivo in città.

            Consideratela come una giornata di trasferimento, fino ad ora avete pagato un doveroso tributo allo spettacolo che vi aspetta il giorno dopo. Sì perché è l’ora di rimettersi in viaggio senza neanche fare un levataccia, vi aspetta il Grand Canyon.

Grand Canyon

 Da Flagstaff il parco dista 77 miglia, dati i limiti di velocità impiegherete circa due ore, all’ingresso potreste trovare anche coda, ma l’attesa non dovrebbe andare oltre la mezz’ora.

            State entrando nel parco dal South Rim, è la parte del Canyon più visitata visto che l’accesso nord è decisamente più scomodo anche se varrebbe la pena visitarlo perché offre i panorami più suggestivi. Sia le aree del South Rim che quelle del North Rim sono state attentamente progettate dal National Park Service, ma poiché ogni estate un gran numero di turisti affolla il parco, per trovare alloggio all’interno dovete muovervi per tempo infatti l’offerta non può soddisfare l’enorme domanda di camere e l’opportunità di soggiornare all’interno è fortemente consigliabile. Potete trovare alloggio tramite l’operatore Xanterra che ha in gestione gli hotel del Grand Canyon Village. Il personale di questi alberghi e ristoranti è costituito da studenti che durante le vacanze estive lavorano per pagarsi la retta del successivo anno accademico. La loro presenza rende l’ambiente giovane e dinamico senza andare a discapito del livello di servizio che resta comunque alto. 

            Le dimensioni della più grande frattura della superficie terrestre sono impressionanti: il Grand Canyon scavato dal fiume Colorado è lungo 450 km, largo da 14,5 a 16 km e profondo oltre un chilometro e mezzo. La formazione di questa immane gole è relativamente recente, sollevatosi l'altopiano del Colorado 13-16 milioni di anni fa la forte pendenza degli alvei e dell'omonimo fiume e dei suoi affluenti ha favorito la rapida erosione delle rocce sedimentarie che in sei milioni di anni sono state incise in profondità fino a strati primordiali. I venti, le temperature estreme e le piogge hanno completato l'opera plasmando nella forra un gran numero di imponenti formazioni coniche che separano i canyon secondari diretti alla spaccatura principale. La diversa colorazione delle pareti dell'abisso, generata dalla sovrapposizione di depositi di varia natura, racconta le vicende che hanno contraddistinto l'evoluzione della crosta terrestre attraverso l'evidenza di almeno dodici ere geologiche:dagli scisti precambriani del fondo alle friabili arenarie dei bordi, il  Grand Canyon rappresenta infatti un vero e proprio libro aperto sugli ultimi due miliardi di anni di storia del nostro pianeta. Il fiume Colorado, che scorre ad un'altezza di 400 metri sul livello del mare, separa l'area protetta in due settori ben distinti: la zona a ridosso del margine settentrionale, North Rim, e la regione del margine meridionale, South Rim. A causa dell'inclinazione del Colorado Plateau, l'altitudine media del North Rim, sui 2500 metri, sovrasta di 365 metri quella del South Rim determinando così due ecosistemi profondamente diversi. Mentre il fresco  North Rim è infatti ricoperto di grandi foreste di conifere (abeti Douglas e pini Ponderosa), sull'arido tavolato a sud prospera la vegetazione tipica degli ambienti asciutti e semi desertici (ginepri e querce di Gambel). Le profondità del canyon accolgono invece la vegetazione del deserto di Sonora, costituita da piante grasse, acacia di Gregg, mesquite e agave, la sua vita animale, con gli iguanidi come il grosso chuckwalla e i serpenti. Presso il South Rim le temperature in estate sono variabili fra i 10°C ed i 27°C, mentre a causa della sua maggiore elevazione sul lato nord sono più basse di circa 10 gradi; In inverso il range va da -17°C a -1°C. In fondo al canyon la temperatura è decisamente più alta vista l'azione refrattaria della roccia man mano che la gola si stringe, il 9 agosto 2000, giorno del mio compleanno e della discesa in fondo al canyon compiuta da me con il mio amico Fabio il termometro ad Indian Garden segnava 38°C, mentre alla Pipe Creek Beach ci trovammo a 46°C, come in pieno deserto.

South Rim

Mather Point, nei pressi del Grand Canyon Village offre il primo scorcio del canyon da uno dei punti panoramici più accessibili e spettacolari. Tra i punti panoramici dell’East Rim Drive, lunga circa 40 km, fermatevi a Yaki Point dove inizia uno noto sentiero il South Kaibab Trail, che discende nella gola più interna del canyon; Grand View Point, con pini, querce e ginepri; e Moran Point, uno dei luoghi preferiti anche dai fotografi professionisti. Circa cinque chilometri a est di Moran Point, nel Tusayan Ruins and Museum, alcune abitazioni, parzialmente intatte, scavate nella roccia sono la testimonianza dei primi insediamenti nella gola. Lipan Point è il punto nel quale il Grand Canyon raggiunge la sua massima larghezza. I punti panoramici più alti sono Desert View e la Watchtower, sede di un osservatorio.

            Tornati al Grand Canyon Village potete fare una passeggiata lungo il Village Rim Trail che inizia vicino la Hopi House. Lungo questa passeggiata troverete il Bright Angel Trailhead, vi troverete all’inizio del sentiero più famoso che porta al fiume Colorado che in compagnia del mio amico Fabio ho percorso in occasione del viaggio del 2000 e al quale è dedicata una sezione della pagina relativa a quel viaggio.

            Il Trailview della West Rim Drive offre un aperto panorama dei lontani San Francisco Peaks, le vette più alte dell’Arizona. A Maricopa Point potete visitare una vecchia miniera del Grand Canyon. L’Abyss rivela uno strapiombo di circa un chilometro. Pima Point invece offre una panoramica del Tonto Plateau e del Tonto Trail che serpeggia per 110 chilometri lungo il canyon. Hermits Rest, il punto panoramico più occidentale, e l’Hermits Trail presero il nome da Louis Boucher, un esploratore che si costruì una casa all’interno del Canyon. La West Rim Drive è chiusa al traffico automobilistico dalla fine di maggio a settembre, ma alcuni autobus fanno servizio gratuito da Canyon Village a Hermits Rest, non fatevi scoraggiare dalla coda, l’attesa può durare anche ore, ma ne vale la pena, sono le vedute più spettacolari della gola e se la giornata è tersa vale la pena attendere il tramonto lungo la strada.

            Se volete fare dello shopping recatevi all’El Tovar Gift Shop o all’Hopi House che offrono gadgets di ogni tipo dall’artigianato indiano alle classiche T-shirts ricordo. Potrete trovare oggetti regalo anche al Desert View Trading Post presso l’uscita est del parco.

            Detto questo una considerazione personale: se il tempo e sopratutto la condizione atletica ve lo permettono dovete inoltrarvi nella gola. Le guardie forestali ed il personale degli Info Centers hanno mappe dettagliate dei numerosi sentieri della zona. Per le escursioni con pernottamento è necessario un permesso da richiedere al Backcountry Reservation Office (Box 129, Grand Canyon 86023). E’ saggio prenotare per tempo. Se arrivate senza prenotazione rivolgetevi al Backcountry Reservation Office del South Rim, all’entrata del Mother Campground mentre al North Rim dovrebbe essere possibile ottenere il permesso alla stazione dei Rangers. Tra i sentieri più panoramici e meglio mantenuti che partono dal South Rim e arrivano in fondo al canyon (quasi 13 chilometri), il Bright Angel Trail, è molto ripido ed è consigliato alle persone in buone condizioni fisiche. L’Hermits Trail (14 chilometri) che inizia a Hermits Rest e offre panorami suggestivi dell’Hermits Gorge e delle formazioni rocciose di Redwall e Supai, attenzione però è una via consigliata solo ad escursionisti esperti. Il South Kaibab Trail ha una pendenza impressionante e si collega in fondo al canyon al North Kaibab Trail che è l’unico sentiero che scende dal North Rim, Tenete presente che le guide preventivano un tempo di cinque giorni di cammino per compiere il passaggio da un lato all’altro del Grand Canyon. Tra tutti i sentieri vi consiglio il Bright Angel, non è detto che dobbiate percorrerlo tutto, arrivare anche solo ad Indian Garden mezza giornata andata e ritorno, permette già una buona presa di contatto con il canyon.

North Rim

            Non ci sono mai stato essendo come vi ho già raccontato molto scomodo occorre infatti attraversare le foreste del Kaibab Plateau percorrendo la statale 67, so per averlo letto che i punti più panoramici sono Bright Angel Point, raggiungibile dal Canyon Lodge, esattamente di fronte all’inizio dell’omonimo sentiero del lato sud, Point Imperial a 2683 metri di altitudine e Cape Royal

Ho pensato a lungo a quello che avrei potuto raccontarvi di questo posto, ho provato molte volte a scrivere qualche concetto e tutte le volte mi sono ritrovato allo stesso punto….e cioè ad aver cancellato tutto. Questo perché rileggendo, mi rendevo conto di non essere riuscito a mettere nero su bianco le emozioni che vengono trasmesse da questi panorami all’alba o al tramonto, dal silenzio surreale che avvolge chiunque si fermi ad osservare le gole che compongono questo panorama mozzafiato. Non posso fare altro che consigliarvi di visitarlo, io l’ho visto per tre volte in vita mia, nel 1990, 1998 ed infine nel 2000 e posso senz’altro affermare che non mi ha ancora stufato anzi, prenderei l’aereo domattina per tornarci una quarta volta ripetere la discesa magari questa volta pernottando al Phantom Ranch, magari questa volta risalendo al North Rim.

Dopo tre giorni di soggiorno è arrivato il momento di salutare il Grand Canyon, ma è un arrivederci non certo un addio, siamo allora usciti dalla East Entrance lungo la statale 64 e l’abbiamo percorsa fino al raccordo con l’Interstate 89 che si trova poche miglia a sud di Cameron. Imboccata l’Interstate in direzione nord l’abbiamo percorsa per 16 miglia fino a raggiungere l’Interstate 160, siamo ai bordi del Painted Desert, il Deserto Dipinto, in piena Riserva Navajo portata nei miei sogni dai tanti albi di Tex che ho letto in vita mia, essendo ridiscesi dai plateau e lasciata la Kaibab National Forest, la temperatura è tornata a farsi assai elevata. Imboccata la I160 in direzione ovest si incontrano Tuba City e poi Kayenta, vicino alla Black Mesa. In paese si trova la deviazione sulla Interstate 163 che porta alla Monument Valley.

Quasi tutta l’Arizona nord-orientale appartiene alle nazioni Navajo e Hopi, in tutta la regione si possono trovare oggetti artigianali di loro produzione, particolarmente apprezzabile la lavorazione dell’argento e della turchese la pietra sacra sia per i Navajo che per gli Apache. I turisti possono assistere a certe antiche cerimonie tribali, come alcune danze rituali degli Hopi, ma la loro vita privata, le loro usanze come le loro leggi devono essere rispettate. A sud della riserva Navajo si trova il Petrified Forest National Park, un interessante libro geologico aperto sul lontano passato della terra. Una raccomandazione, in questa regione le stazioni di benzina non sono molte e per non rovinarvi la vacanza non lasciate mai scendere troppo il livello del carburante nel vostro serbatoio. Una cosa mi ha molto colpito in questa zona: il filo spinato che cinta la riserva lungo tutto il percorso delle highway, non ho capito se è una forma di tutela della loro proprietà o se sia una forma di protezione per del bestiame che comunque faccio fatica a pensare possa essere allevato in quell’arsura anche se effettivamente il popolo Navajo è sempre stato anche e soprattutto un popolo di pastori. E’ ora di entrare nel Monument Valley Navajo Tribal Park, vi sembrerà familiare se avete visto qualche western. Questa distesa di rosse montagne alte ed isolate, di mesas erose, di canyon profondi e di formazioni rocciose scolpite dal vento fu anticamente abitata dagli Anasazi. I punti panoramici più suggestivi sono senza dubbio The Mittens, Merrick butte, The three sisters, John Ford’s point, Camel butte e Rain god mesa.

A questo punto dovete fare una scelta o puntare a nord verso Moab nello stato dello Utah e proseguire con la visita di Arches National Park e Canyonlands National Park, potete trovare informazioni a tal riguardo nella sezione dedicata del viaggio del 2000 oppure tornare sui vostri passi lungo l’Interstate 160, deviare a nord sulla statale 98 in direzione Kaibito e trascorrere la notte a Paige sul Lago Powell creato dalla costruzione della Glen Canyon Dam.  Vi consiglio di cenare alla Glen Canyon Steakhouse, 201 North Lake Powell Blvd, fanno una minestra di verdura buonissima e potete servirvene quanta ne volete è al buffet. Per  informazioni sulla costruzione della diga e la costituzione del Lake Powell, fermatevi al Carl Hayden Visitors Center. Il modo migliore per vedere il tortuoso lago artificiale è in barca. Una delle escursioni più gettonata è quella al Rainbow Bridge National Monument che vi porterà via una mezza giornata. I miei amici ed io tirammo dritto per questioni di tempo e pianificazione degli spostamenti. Ci stavano aspettando i parchi dello Utah meridionale, siamo infatti ai confini con lo stato dei mormoni.